Regista Trasformazionale
Cos’è per te il talento?
Il talento è la capacità di osservare il mondo con gli occhi di chi vede che tutto ciò che gli serve per realizzare i sogni è già qui, a disposizione. Guardarci intorno con gli occhi di chi sa che esistono tutti i mezzi per vivere la vita che si desidera e che bisogna solo scegliere all’interno di tanta abbondanza.
I tre valori per te irrinunciabili (in ordine d’importanza)
1) Avere un obiettivo, qualcosa che ci dia quel buon motivo per alzarci dal letto al mattino ed essere felici di farlo.
2) Scegliere sempre il punto di vista da cui guardare le cose, perché questo segnerà il cammino verso l’obiettivo di cui sopra.
3) Sentire che la vita ci sta già dando tutto quello di cui abbiamo bisogno perché questa visione “piena” della vita non farà altro che generare altra abbondanza.
Un libro che ti rappresenta
I primi tre libri di Vadim Zeland, l’ideatore del Reality Transurfing:
Lo spazio delle varianti, Il fruscio delle stelle del mattino e Avanti nel passato.
Libri che stanno alla base del Teatro Trasformazionale e delle scelte di vita che ho preso negli ultimi cinque anni.
Di cosa ti occupi attualmente?
Sono regista, drammaturga, attrice. Sono la creatrice del Teatro Trasformazionale, una forma di teatro che attinge al coaching trasformazionale e che porta in scena storie in cui i protagonisti attingono ai principi, agli strumenti, alle tecniche di questo tipo di percorso per cambiare la loro visione del mondo, dissolvere i problemi e vivere la vita che desiderano.
Il progetto personale e/o professionale che ti ha lasciato il miglior impatto emotivo?
Il 28 agosto 2014 ho portato il primo spettacolo di Teatro Trasformazionale all’interno del carcere di Regina Coeli davanti ad ottanta detenuti. S’intitola INVEENTO – la via alla realizzazione dei desideri. E’ stata una bella e intensa sfida quella di raccontare a loro, sotto forma di performance, il Flow Making, ovvero un percorso che viene utilizzato nel coaching trasformazionale per materializzare i propri obiettivi e realizzare i sogni. Alla fine dello spettacolo quelle persone avevano occhi diversi e molte domande. Quell’entusiasmo mi ha fatto toccare con mano, per la prima volta, la potenza di questa forma teatrale. Quel giorno è nato il Teatro Trasformazionale.
Se fossi il Ministro della Cultura quali sono i tre provvedimenti che attueresti durante i primi 100 giorni?
Creerei eventi trasformazionali di massa nelle piazze italiane per ricordare alle persone che la cultura è quello che respirano, quello che mangiano, quello che vivono; per ricordare loro che sono parte di quello che per alcuni è diventata solo un’etichetta, business o peggio ancora una “roba” per elittari. Tornerei a questa visione della cultura per quello che realmente è: usi, costumi, credenze ed, etimologicamente parlando, un “prendersi cura” di noi, delle cose tutte, della vita.
Sei l’ideatrice e promotrice del Teatro Trasformazionale. In base alla tua esperienza personale/professionale come si fa ad abbracciare il cambiamento governando una risorsa importantissima come la paura?
Perché non abbracciarla la paura invece di arginarla? Fino a quando cercheremo di metterla a tacere, oppure al contrario, le daremo il permesso di urlare, la paura avrà un controllo sulle nostre scelte e di conseguenza sulle nostre vita. La paura è solo una parte di noi, quella più piccola di noi, che è spaventata e che ha bisogno di rassicurazioni. Pensiamo solo a quello che faremmo con un bambino spaventato, lo prenderemmo in braccio e gli faremmo le coccole e lo faremmo con quella sicurezza che hanno gli adulti nei confronti delle cose che accadono ai più piccoli, con quella certezza cioè “che poi tutto passa”.
Come ti vedi tra 10 anni?
Mi vedo regista cinematografica, fondatrice del Cinema Trasformazionale. Mi vedo in California a lavorare in quella fabbrica di sogni che è la San Fernando Valley e a creare il film che sto già scrivendo.
Come immagini l’Italia tra 10 anni?
L’Italia tra dieci anni sarà come Adriana, la protagonista del mio nuovo spettacolo che debutta il 25 novembre e s’intitola TUTTO E’ GIA’ QUI: forte, perché non si è piegata alla vita ma la vita si è piegata a lei; consapevole, perché ha scelto di vivere la vita che desidera trasformando i limiti in opportunità; con una grande fiducia nella vita, perché solo qualche tempo prima non avrebbe mai immaginato che sarebbe riuscita in quello che riteneva impossibile.
Se l’Italia fosse una canzone
Miracles, Coldplay.