Cos’è per te il talento?
Il talento, definirlo è come dover rispondere ad una domanda da 1 milione di euro in TV. Per me non è possibile definire il talento senza fare una distinzione fra talento e dote. La dote è qualcosa di innato, forse il talento è riuscire a fare di questa dote il senso della tua vita (sempre ammesso che la si riconosca). Credo che ognuno di noi abbia delle doti, ma il talento è qualcosa di più profondo. Per me avere talento è una frase scontata, tutti abbiamo un talento nel fare o vivere qualcosa. Il talento va gestito, allenato e soprattutto ti ci devi fidare. Ti fidi, provi a superare il limite e non riesci, anche lì c’è bisogno di talento.
I 3 valori più importanti per te
Rispetto, condivisione e socializzazione. Parte tutto dal rispetto nei confronti di idee e modi di fare, non significa accettare sempre, compatire o accondiscendere sempre. Significa semplicemente avere rispetto, di quello che sei e di quello che sono gli altri. Così puoi condividere, non c’è cosa più bella di condividere con rispetto. Condividendo puoi socializzare, provando a creare quello che sei ed il tuo mondo. Provo sempre a seguire questa regola che mi sono imposto da un po’ di tempo a questa parte, non sempre ci riesco, ma siamo umani. L’importante è riuscirci con le persone che contano, la famiglia e gli amici.
Un film che ti rappresenta
“Hook – Capitan Uncino“. Non perché Peter Pan è figo e può volare, ma perché alla fine tutti conviviamo con un “Capitan Uncino” che vuole portarci alla realtà.
Di cosa ti occupi attualmente?
Attualmente lavoro come consulente commerciale presso un’azienda napoletana, lavoro come consulente turistico e, in tema di talento, provo a ricostruire il mio. Date le circostanze è stato facile fare una sorta di riorganizzazione mentale delle priorità ed un nuovo piano per il futuro. Mi sto tenendo in movimento aspettando di cogliere o creare l’occasione giusta.
Il progetto personale e/o professionale che ti ha dato maggiori gratificazioni?
Fortunatamente ne ho avuti un po’ e tutti hanno contribuito a creare quello che sono e che faccio. Forse la più grande è stata “Dobedoo“. Anche perché racchiude sia sfera personale che professionale. Mi sono trovato a fare cose che non avrei mai potuto immaginare, soprattutto ho dovuto farle cercando di non farmi prendere dalla “sorpresa”, provando a relazionarmi agli altri da pari, chiunque fossero. Ho fatto quello che io avrei voluto vedere in uno “startupper“. Certo, questo mi ha portato ad essere intrattabile, egoista e strafottente. È stata una prova di carattere e sono cresciuto tanto. Per questo è anche una cosa personale, ho rischiato di confondere gli amici dai nemici, ho rischiato di perdere persone importanti. Era l’inizio e quindi tutto nuovo, sono felicissimo di essere riuscito a stabilizzarmi e guardare a questo con gioia e soddisfazione. In ogni caso non se ne può definire una sola, sono fortunatamente tante.
Se fossi il capo del governo o il sindaco della tua città quali sarebbero i primi tre provvedimenti che attueresti in 100 giorni?
Purtroppo o per fortuna non lo sono, non mi sento quindi in grado di dire cosa dovrebbero fare. Ma se proprio devo spararle punterei su: 1) ricerca scientifica; 2) istruzione dei giovani; 3) rivalutazione del turismo e del territorio.
Partendo dalla tua esperienza personale, come pensi che evolverà il tuo settore professionale?
Dipende, se parliamo del settore turistico difficilmente si riuscirà a crescere se non si inizierà a dare spazio alla qualità, ci sono tante risorse nel nostro paese, dovremo solo riuscire a fare squadra provando ad organizzarci.
Come ti vedi tra 10 anni?
Non te lo so dire. Le cose cambiano velocemente, spero di essere ancora uno che ci crede. Non ho idea di cosa starò facendo, ma sono certo che lo starò facendo al 100%.
Come immagini l’Italia tra 10 anni?
Se continuiamo così, non immagino niente di bello, o almeno non qualcosa che piaccia a me. Sta a noi provare a cambiare le cose.
Se l’Italia fosse una canzone
“Un Giudice” di Fabrizio De André.