Filippo Facchetti

Videogames & Comics Journalist

Cos’è per te il talento?

Il talento è la scintilla presente in ogni essere umano. Il difficile è scoprirla prima che questa venga soffocata dalla vita di tutti i giorni, e fare il possibile per trasformarla in un fuoco caldo e potente. Ci sono infiniti tipi di talento, alcuni dei quali oggettivamente poco adatti alla società attuale.

I tre valori per te irrinunciabili (in ordine d’importanza)

Onestà, altruismo e perseveranza. Non c’è nulla che una persona onesta, altruista e perseverante non possa fare per sé e per il prossimo.

Un libro che ti rappresenta

Il Piccolo Principe. Un libro che può essere letto a qualsiasi età, e che ogni volta comunica qualcosa di diverso.

Di cosa ti occupi attualmente?

Di tante cose contemporaneamente, come piace a me. Scrivo recensioni di videogiochi, adatto e traduco riviste, manuali e giochi, e dirigo un’associazione sportiva dilettantistica con cui sto cercando di far crescere gli sport elettronici in Italia. In più faccio il social media manager per diversi clienti e… sono un papà. Il mio “lavoro” preferito.

Il progetto personale e/o professionale che ti ha dato lasciato il maggior impatto emotivo?

Sicuramente la conduzione di Maniaks, programma tv dedicato a fumetti, animazione, cinema e videogiochi. Sotto molti punti di vista era un progetto all’avanguardia, che anticipò ciò che oggi siamo abituati a vedere su YouTube. Fu proprio Maniaks a permettermi di muovere i primi passi nel mondo del giornalismo specializzato.

Se fossi il sindaco di Roma quali sono le tre idee che attueresti per migliorare la città?

Sicuramente la ristrutturazione e il potenziamento dei trasporti pubblici. Viviamo in una città meravigliosa in cui le persone sono costrette a spostarsi in macchina per mancanza di alternative valide. In secondo luogo investirei sulla sicurezza. I cittadini, così come i turisti, hanno il diritto di sentirsi al sicuro, liberi dalla presenza costante di tutta una serie di figure con cui sono costretti a convivere ogni giorno. Il terzo punto fondamentale è una gestione più attenta dello sconfinato patrimonio artistico-culturale della città. Una maggior cura dei beni inestimabili che abbiamo ereditato sarebbe auspicabile. Il primo passo per realizzare tutto questo è assicurarsi di mettere la città in mani oneste e capaci, in ogni caso.

Sei un giornalista specializzato nel settore videogames & comics. In base alla tua esperienza personale/professionale come pensi che evolverà il settore nel futuro?

I videogiochi stanno andando incontro a un costante processo di semplificazione utile ad attirare un pubblico più vasto, mentre le case produttrici studiano sistemi sempre più aggressivi per monetizzare. Il digitale ha ormai preso piede e i giocatori stanno incredibilmente sostenendo la discutibile pratica dei preorder (spesso fatti anche con sei mesi di anticipo). In sostanza, si acquista un prodotto senza sapere cosa ci si troverà tra le mani a sviluppo completato. Questo, unito all’abuso delle patch post-lancio, al netto calo qualitativo del lavoro degli sviluppatori e agli investimenti sempre più ingenti per le campagne pubblicitarie, rischia di portare a una crisi paragonabile a quella degli anni ’80.

Come ti vedi tra 10 anni?

Con meno capelli e una figlia di 13 anni pronta a farmi impazzire. 
Probabilmente non scriverò più di videogiochi (la figura del giornalista sarà ormai morta e sepolta), ma aiuterò giovani atleti elettronici italiani a farsi strada contro i professionisti di tutto il mondo, con la giusta mentalità e con solidi valori morali.

Come immagini l’Italia tra 10 anni?

L’Italia non esisterà più. Sarà un minuscolo angolo di Europa privo di identità nazionale. L’Italia, quella vera, sarà altrove, rappresentata dai giovani che oggi stanno abbandonando il paese in cerca di onestà, valori e opportunità.

Se l’Italia fosse una canzone

Un Giudice, di Fabrizio De André. Che amarezza!

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