Marco Serafini

Cos’è per te il talento?

Il talento è un diamante nascosto dentro ognuno di noi. Purtroppo, solo pochi a volte hanno la fortuna di scoprirlo. Nella mia vita ho conosciuto moltissime persone che hanno avuto la possibilità o la bravura di scovare quel potenziale e di utilizzarlo a scopi lavorativi. Altre volte invece, sono incappato in persone talentuose che svolgevano lavori al di fuori delle loro aspettative e al di sotto delle loro capacità. Conosco dei comunicatori eccellenti che lavorano in magazzino, dei leader nati che lavorano isolati, persone piene di fantasia obbligate a fare ogni giorno la stessa cosa.
Le persone che definiamo “talentuose” sono semplicemente persone che hanno avuto la fortuna e/o la bravura di scoprire il proprio talento e, una volta scoperto, lo hanno trasformato da pietra grezza a diamante.

I tre valori per te irrinunciabili (in ordine d’importanza)

Giustizia sociale, coraggio e lealtà.

Una canzone che ti rappresenta

ManowarHeart of Steel

Di cosa ti occupi attualmente?

A dicembre del 2020 ho co-fondato Roma Recruiz, ovvero una simulazione di startup a vocazione sociale, nell’ambito HR Tech, che ha come mission quella di creare percorsi di orientamento di carriera rivolti ai talenti sparsi sul territorio romano che ancora non hanno trovato la propria via. Servizi che offriamo gratuitamente, grazie anche all’adozione di tecnologie innovative dei nostri partner. Ci occupiamo di orientamento al lavoro e reskilling soprattutto per la digital trasformation, nella speranza di creare una rete sempre più fitta sul territorio, tra partnership e collaboratori coraggiosi.

Il progetto personale e/o professionale che ti ha dato maggiori gratificazioni?

Senza ombra di dubbio il mio progetto con i Reverber, un gruppo thrash metal che ho fondato agli inizi del 2007. Abbiamo tre dischi all’attivo e moltissimi concerti alle spalle. Lavoro costantemente a questo progetto perché ormai fa parte della mia vita ed è una valvola di sfogo dei miei pensieri e della mia voglia di comunicare.


Se fossi il capo del governo o il sindaco della tua città quali sarebbero i primi tre provvedimenti che inseriresti in agenda nei primi 100 giorni?


Uscita immediata dall’Unione Europea e reintroduzione della moneta nazionale;
Iniezioni di capitale tramite spesa pubblica per istruzione, sanità, trasporti, industria e sviluppo digitale del terziario, con conseguente creazione di grandi bacini occupazionali;
Reintroduzione dell’Art.18 e abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione.

Partendo dalla tua esperienza personale/professionale, come pensi che evolverà il mondo del Recruiting e dello sviluppo dei talenti?

Il mondo del recruiting è già in rapida evoluzione ma forse non ce ne rendiamo conto. Vedo ancora “metodi primitivi” durante i colloqui di selezione, piattaforme obsolete e annunci di lavoro svilenti o pochi chiari. A mio avviso, il vero curriculum è la cura costante dei social e del personal brand, dove non dobbiamo per forza mettere in evidenza lauree e attestati, ma dimostrare la nostra forza di volontà, la creatività o tutte le altre skill in nostro possesso. Credo sia assolutamente necessario riconsiderare i social come base per la costruzione di una rete solida di professionisti e talenti che si aiutino e si stimolino a vicenda. Infine, credo che sia fondamentale incoraggiare i talenti e orientarli ad affinare le proprie skill, trasversali e verticali, tramite corsi di formazione gratuiti o a prezzi sostenibili, in modo da far affiorare quella personalità lavorativa e professionale che molte delle volte rimane ingabbiata.


Come ti vedi tra 10 anni?

Mi definisco un persona coraggiosa e so che sfrutterò a pieno le mie potenzialità e capacità. Non importa se sarò un recruiter, un HR manager o un formatore, mi vedo come un professionista delle Risorse Umane che cerca di un tutti i modi di cambiare la mentalità obsoleta e di ricollocare i talenti tramite percorsi che assecondano le vocazioni.

Come immagini l’Italia tra 10 anni?


In una visione ottimistica, un paese digitalmente avanzato, che abbia delle politiche sul lavoro smart con tutele per i nuovi lavoratori, che sappia abilmente mescolare cultura e tradizioni secolari con innovazioni geniali come noi italiani abbiamo sempre avuto. Siamo un popolo creativo e al contempo stakanovista, su questo baso la mia fiducia.


Se l’Italia fosse una canzone

Lucio BattistiI Giardini di Marzo.

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