Matteo Nicoletta

Attore

Cos’è per te il talento?

Per me il talento è la capacità di ognuno di noi di fermarsi e riflettere su se stessi. Un’autoanalisi che ti permette di capire cosa possiamo fare riconoscendo i limiti e le potenzialità in un dato contesto. Individuare la propria peculiarità e investire tempo e fatica in quella strada. Quand’ero piccolo giocavo a basket e volevo diventare un giocatore di serie A. Il giocatore più basso della serie A era alto 1,95 cm. Mi sono guardato allo specchio e dal “basso” dei miei 1,80 cm ho pensato: Il basket sarà uno sport che seguirò sempre con passione ma non sarò mai giocatore professionista. Questo è quello che intendo per essere obiettivi con se stessi.

I tre valori per te irrinunciabili (in ordine d’importanza)

Famiglia, amicizia, amore. I valori sono sempre gli stessi, cambiano le priorità in base alle fasi della vita. In questo momento della mia vita al primo posto c’è la famiglia. Grazie ai miei genitori posso fare questo lavoro. Mi hanno sempre aiutato e assecondato. Gli amici, anche, mi stanno sempre a fianco e mi dicono la verità se faccio degli errori. L’amore è importante ma per ora può aspettare. Svolgo un lavoro che mi toglie tempo e spazio che non potrei dedicare alla persona che mi starebbe a fianco. Qualora la dovessi trovare, dovrebbe essere una santa! (ride, ndr).

Un film che ti rappresenta

Ce ne sarebbero tre: Il postino, Il sorpasso, Nuovo Cinema Paradiso. Se devo sceglierne uno, adesso, dico “Il sorpasso“. Una commedia amara a cui sono molto legato. Mi rappresenta per il modo di recitare e per tanti aspetti del quotidiano. Il finale de Il sorpasso è lo specchio della vita. La vita ti presenta un conto che devi pagare. Sono amante del “cinismo“, di un sano realismo. I personaggi che interpreto sono sempre tragico-comici.

Cosa mi dici dell’essere attore?

Per fare l’attore bisogna prendere il tram. Andare al mercato. Sporcarsi le mani. Vale tra l’altro per tutti i ruoli come il regista, lo sceneggiatore, etc. La domenica mattina, per esempio, abitando vicino al mercato di Porta Portese, mi piace camminare e osservare le persone. Prendo spunto da ognuno. L’attore ha bisogno di prendere spunto dalla realtà, dalle situazioni paradossali. Per me l’osservazione della realtà è vitale. Giancarlino, il personaggio che interpreterò prossimamente, è una persona che conosco.

Qual è stato il momento in cui è scoccata quella scintilla che ti ha fatto scegliere di imboccare la tua strada?

Non è stata proprio una scintilla. Facendo un’analisi a posteriori ho capito il motivo per il quale ho scelto questa strada. A 18 anni mi sono diplomato e mi sono chiesto: “Cosa vuoi fare nella vita?” Voglio fare l’attore. Mi sono anche iscritto all’Università e mi sono laureato. Un’esperienza che ripeterei perché mi ha dato strumenti, capacità di concentrazione e metodo. Utile nel mio lavoro di oggi. Ma il il punto centrale è un altro. Mio padre e mia madre hanno sempre seminato cultura intorno a me. Quando ero piccolo, la prima cosa che ho detto è stato Totò, non mamma o papà. Mio padre vedeva tutti i film di Totò e pure io lo guardavo. Mi ha portato a teatro a vedere Pirandello a quattro anni! Questa attitudine di esprimersi c’è sempre stata. La mia fortuna è che sono cresciuto in un contesto familiare appassionato alla cultura ed io ho solamente raccolto tutto quello che è stato seminato dai miei genitori.

Sul web sei “il Fenomeno”. Mi parli di questo progetto?

Nasce da un incontro durante una tournée teatrale con il mio collega Daniele Grassetti, poi diventato grande amico. Ci siamo scelti reciprocamente. Avevamo una gran voglia di condividere e di esprimerci. Venivamo tutti e due da esperienze non felici e ci siamo detti: Investiamo un anno della nostra vita e mostriamo a tutti cosa sappiamo fare. Approfittando del web come una finestra sul mondo, potevamo inventare qualsiasi cosa. Un giorno Daniele mi scrisse un messaggio su whatsapp dicendomi: da oggi in poi sarai Il Fenomeno. Io, siccome mi fido molto di lui, ho accettato la sfida. Daniele alla regia s’ispira a Dino Risi. Io come attore a Nino Manfredi e Vittorio De Sica. Così è nato il progetto.

Secondo te che potenzialità hanno le webseries?

Le webseries, ora, servono a mostrare il proprio talento. Non si guadagna e non ci si campa. La nostra web serie infatti è auto prodotta. Siamo ancora molto lontani da quel livello. Almeno qui in Italia che stiamo indietro di 15 anni. In America è un’altra storia. Analizzando l’attuale situazione, non può rappresentare un’alternativa alle serie TV. Lo diventerà, forse. Come d’altronde non può sostituire l’esperienza di andare al cinema. Ancora è presto per creare un prodotto alternativo di grande impatto. Devi capire quali sono i gusti della gente e rispettare i tempi di fruizione dell’utente sul web. L’attenzione per la visione di questo prodotto è di circa 5 minuti. Non è funzionale produrre puntate più lunghe che non vede nessuno.

Il progetto personale e/o professionale che ti ha dato lasciato il maggior impatto emotivo?

Il Fenomeno sicuramente nel campo del cinema e del web. A teatro, Napoletango. Una bellissima tournée durata due anni e mezzo. Siamo stati anche a Londra a recitare. Me la sono goduta in tutto e per tutto.
Un’esperienza unica che non mi capiterà più, ho pensato.

Come ti vedi tra 10 anni?

Mi vedo con la possibilità di scegliere i film che farò. Spero di farne tanti, non troppi. Perché significa che non lo farò per fame, ma per scelta. Un’altra mia volontà sarà quella di trasmettere le mie esperienze e conoscenze agli altri. Dare il mio sapere gratis. Magari creando un gruppo di appassionati volenterosi che mi seguono. Il discorso sai qual è? Siamo la generazione che per la prima volta nella storia è più povera di quella precedente. Ricordiamoci gli anni del boom economico. Hanno creato ricchezza ma non hanno pensato al
futuro. Ora il lavoro è un’utopia. Oggi viviamo in un nuovo rinascimento, dobbiamo muoverci in questa direzione essendo consapevoli che donare ci riporterà indietro qualcosa.

Come immagini l’Italia tra 10 anni?

Bene. La immagino bella. Credo alla nostra generazione. Pian piano riuscirà e rilancerà questo Paese. Sono molto ottimista. La nostra generazione, però, deve mostrarsi intelligente ed unirsi. Come per realizzare un film. Il cinema è il prodotto della bravura e dell’arte di tante persone. Un lavoro collettivo. Ecco perché, per me, il cinema è magia.

Se l’Italia fosse un film

Nuovo Cinema Paradiso. Ha tutto: speranza, romanticismo, tenerezza, movimento, ingenuità, arte, capacità di sorprendersi, bellezza, sofferenza. Rappresenta un contenitore tipicamente italiano.

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